Premessa; effetti invisibili:

 

La cosa più inquietante che emerge dalla lettura dei libri diEdward Bernays è la consapevolezza che il suo modello di propaganda, attraverso l’azione subliminale sulle persone che agisce a livello puramente emotivo, scavalcando qualsiasi forma di razionalità e rendendosi di conseguenza completamente invisibile, ha degli effetti duraturi nel tempo.

La gravità di tutto questo infatti non sta tanto nell’idea che si possa orchestrare un’azione di propaganda con un fine immediato, a breve scadenza; ma nel fatto che la capacità di costruire idee e opinioni, riprogrammando il modo di pensare della gente ha effetti che cambiano la vita dell’individuo: una persona che assume idee e opinioni inizierà a vivere e comportarsi secondo quei modelli che egli riterrà propri, frutto delle “sue opinioni” e delle “sue idee”, senza sospettare che in realtà quel modo di pensare gli è stato costruito addosso.

 

Molte persone che conosco ad esempio, quando parlano di abbigliamento si trovano inconsapevolmente a ripetere un mantra identico tutte le volte, come se qualcuno gli avesse inserito un nastro nel cervello che va in “play” quando si parla di “gusto nel vestire”. Il mantra è più o meno questo: “Io non acquisto capi firmati per seguire la moda; la verità è che quei vestiti mi piacciono, non mi interessa che firma portano”.

 

Il fatto che dicano tutti la stessa cosa, che acquistino tutti gli stessi modelli e le stesse firme, dovrebbe in realtà suscitare più di un sospetto su ciò che ritengono il loro “gusto personale” stranamente omologato e identico a quello di tutti gli altri.

 

Ovviamente è proprio questo l’effetto devastante della propaganda che non mira più a venderti un prodotto in particolare ma a farti pensare che è il tuo gusto personale a decidere che quel maglione ti piace; e per fare questo viene utilizza la psicologia e tutti gli studi disponibili sul comportamento sociale e sui meccanismi mentali dell’animale uomo.

 

Suscitare emozioni al fine di dirigere l’opinione della gente manipolandone le sensazioni, è una pratica iniziata già dagli studi di Gustav Le Bon(Psicologia delle folle 1829) e messi in pratica con successo da personaggi come Mussolini; il suo Fez con annesso frustino erano simboli scelti accuratamente al fine di suscitare forti emozioni e sensazioni in chi si trovava a contemplare quell’immagine del dittatore*.

 

(La frusta è un simbolo molto antico citato anche nella Cabala; rappresenta la Madre che insegna la disciplina. Il Fez invece oltre alla simbologia classica (vedi qui), era il copricapo usato dagli Shriners, un gruppo massone)

 

La forza dei simboli:

 

Quando ero un vigile del fuoco, mi capitò di prestare servizio per un breve periodo presso un famoso Casinò. In questo luogo di perdizione feci conoscenza con le guardie armate dell’antirapina che vivevano in una specie di bunker corazzato all’interno dell’edifico trascorrendo interminabili ore immersi nell’apoteosi della noia mortale.

 

Uno dei passatempi consisteva nel raccontarsi disavventure quotidiane (se possibile ancora più noiose) sulle esperienze al poligono di tiro o sulle ragazze ; e così una notte si passò alla rassegna delle armi che venivano esibite come ai tempi della scuola si mostravano le figurine dei calciatori.

Una guardia aveva una 44 magnum (la pistola usata da Clint Eastwood nei panni del tenente Callaghan); un altro aveva una Desert Eagle (arma israeliana) un altro ancora una colt calibro nove simile alla colt 45 dei marines americani.

 

Armi che fanno impressione; quando le vedi in mano a un’altra persona ti senti piccolo e intimorito. Prima ancora della capacità distruttiva e letale insita in un’arma c’è il suo effetto psicologico che può annichilire o, viceversa, quando la stringi tu in una mano, provocare sensazioni ancora più pericolose perchè ti fa sentire improvvisamente come un leone; è un’esaltazione che senti nascere dentro mano a mano che comprendi di avere uno strumento che può imporre la tua volontà sul prossimo; è una sensazione che rasenta l’onnipotenza, che addirittura è in grado di distorcere la tua capacità sensoriale perchè ti fa sentire più sicuro mentre in realtà chi accetta di maneggiare armi aumenta esponenzialmente anche i pericoli a cui va incontro assieme alla sicurezza. Non saprei dire se a una mente sana e consapevole faccia più paura vedersela rivolta contro o stringerla per puntarla verso un’altra persona.

 

Nella psicologia di Freud le dimensioni contano, e infatti le armi descritte sono “grandi”, hanno linee aggressive, sono concepite per avere un impatto emotivo prima che materiale.

 

E allora date un’occhiata all’evoluzione delle pistole ad acqua; da quelle che si usavano ai miei tempi a quelle in vendita oggi e ricordate sempre gli effetti invisibili di una propaganda emotiva che inizia a colpirci fin da bambini.

 

 

Anche l’abbigliamento ha il suo ruolo: una volta si parlava di “fascino” o “autorità” che la divisa era in grado di conferire a chi la indossava. L’immagine è un altro di quegli aspetti che in ambito militare si è evoluto ricoprendo sempre più importanza. Un abbigliamento studiato può farti apparire più minaccioso, e farti sentire più forte; è sempre un doppio effetto: da una parte c’è chi lo subisce vedendolo e dall’altra chi lo indossa lasciando spazio a sensazioni, emozioni che gratificano il proprio ego o le proprie frustrazioni. Ogni maschietto sa di cosa sto parlando; quando avevo 19 anni il solo fatto di avere una divisa da vigile del fuoco, di imbracciare e domare una pompa da 45 a piena potenza o di indossare un autorespiratore con le bombole e il casco che faceva molto “Hollywood” mi rendeva più spericolato, mi faceva sentire più coraggioso, mi dava sensazioni forti.

 

100 anni di cinema hanno influenzato pesantemente la nostra cultura anche se molti di noi non se ne rendono minimamente conto.

 

 

Eccoci finalmente giunti dopo questa lunga premessa all’oggetto di questo articolo:

 

Domenica 16 settembre 2012, ciò che accade a Venezia rappresenta bene la propaganda immediata, quella dei media, ma non solo; mostra sopratutto gli effetti della propaganda che subiamo fin da piccoli crescendo tra le spinte emotive di cinema e televisione. Quel lento lavoro invisibile che nel corso degli anni arriva a formarci come uomini e che Bernays illustra così bene nei suoi testi descrivendo una società controllata e manipolata come assolutamente necessaria in una democrazia.

 

I FATTI:

 

Da qualche anno, a Venezia, si è formato un comitato di persone che protestano contro il passaggio in bacino San Marco, delle supernavi da crociera. Si tratta di poche persone in realtà perchè i Veneziani (almeno quei pochi che sono rimasti), a differenza dei Notav sono parecchio più menefreghisti e molto meno compatti.

 

Le proteste in ogni caso si sono fatte sentire, sono apparsi articoli, sono state fatte delle raccolte firme etc. Ovviamente tutto è caduto nel vuoto; come al solito, dietro al passaggio delle gigantesche navi davanti al panorama della piazza San Marco circolano molti interessi: da una parte gli armatori che vogliono offrire al loro pubblico uno spettacolo che valga il prezzo del biglietto e dall’altra parte quelli che devono concedere i permessi, che gestiscono la città e che ci vedono una buona occasione per introiti extra.

 

Il problema però è reale: il transito di questi titani rappresenta un pericolo che parecchi anni fa, quando per il bacino ci passavano soltanto alcune navi commerciali molto più piccole, si è concretizzato con alcuni incidenti spettacolari che solo per pura fortuna non si sono rivelati disastrosi (una nave perse il controllo distruggendo parte della riva degli schiavoni mentre un’altra centrò in pieno l’isola del Lido penetrando nella riva con la chiglia che lasciò un solco grande quanto un’autobus). Ogni anno poi, si registrano incidenti di navigazione tra varie imbarcazioni comprese quelle del servizio pubblico e non bisogna dimenticare il problema dell’inquinamento.

 

La protesta negli anni è montata nel silenzio più assordante fino al culmine raggiunto domenica quando alcune imbarcazioni si sono schierate davanti alla punta della dogana (davanti a San Marco) con striscioni e fumogeni per attirare l’attenzione dei turisti che di li a poco sarebbero passati a bordo di 4 transatlantici che si apprestavano, come avviene di consueto nel tardo pomeriggio domenicale, a partire.

 

Nel frattempo, una piccola folla di persone sulla riva, sosteneva moralmente i “4 gatti” sulle barchette (più o meno una ventina di imbarcazioni) che speravano di sensibilizzare il popolo dei croceristi che aveva speso qualche migliaio di euro per gustarsi il viaggio con annesso passaggio davanti al Campanile osservato dall’alto di un ponte che quasi lo raggiunge in altezza.

 

Apprendo dai giornali che del gruppo a terra che fa da sostegno ai pochi imbarcati fanno parte esponenti del No Dal Molin e del No Tav. Praticamente, vista l’assenza del popolo Veneziano, se non c’era un sostegno da questi che hanno già i loro casini da risolvere a casa loro, i 4 gatti sarebbero diventati 2; Qualcuno si è giustamente chiesto: “Ma i veneziani dove sono?”

 

In compenso, per gestire una manciata di barchette che di certo non avevano vocazioni suicide ne bellicose, è intervenuto un mezzo esercito di poliziotti ed è a questo punto che la storia diventa paradossale e assume i contorni di un film hollywoodiano malriuscito che non è sfociato in una tragedia soltanto per pura fortuna. E’ qui, che si possono vedere gli effetti della propaganda assimilata da troppi film e da troppa televisione.

 

Da un po’ di tempo infatti si vedono in laguna delle moto d’acqua con a bordo dei poliziotti che sembrano usciti direttamente da un film di Star Trek…

 

(SOPRA: Un poliziotto di pattuglia da Star Trek a lato e foto precedente: Poliziotti in tenute aggressive e fantascientifiche)

 

…Una nuova dotazione per le nostre forze dell’ordine che finora e per così tanti anni si erano accontentate di normali motoscafi. Ma le moto d’acqua e le tenute iperfichissime che fanno tanto cinema e si vedono così tanto nei film e nei telefilm americani evidentemente piacciono a tutti e così invece della solita coppia che da qualche mese si affaccia in laguna, domenica ne sono arrivate 7/8 senza contare tutta la flotta di motoscafi e imbarcazioni assortite e di varie dimensioni chiamate a contenere i 4 gatti.

 

Ciliegina sulla torta, è arrivato pure un elicottero il cui pilota, probabilmente un fan di Tuono Blu, ha iniziato a fare delle picchiate abbassandosi a pochi metri sopra le imbarcazioni dei manifestanti per sventagliarle con la potenza delle sue eliche rischiando di rovesciarle e creando quindi una condizione di pericolo che è andata ad aggiungersi a quella generata dalle manovre a bassissima quota. Un errore, un imprevisto e poteva finire in tragedia; con la piazza San Marco a pochi metri di distanza e stracolma di gente non riesco nemmeno a pensare al casino che poteva innescarsi. Ma anche se fosse morto un solo manifestante o il pilota sarebbe stata una tragedia del tutto immotivata.

 

Le navi nel frattempo, una alla volta se ne escono tranquillamente e la piccola flotta di moto d’acqua, dato che era evidentemente superflua visto il numero di imbarcazioni della polizia è partita a razzo (sono convinto che si sono divertiti un mondo), ed è andata incontro alle navi che ancora non erano uscite, affiancandole e scortandole tranquillamente.

 

Una moto che scorta una nave più grossa del titanic è talmente grottesco da risultare quasi esilarante, ma sicuramente è anche molto cinematografico. Infatti queste cose si vedono di solito soltanto nei film e fanno pure ridere per le esagerazioni che pensiamo nella realtà non esistano.

 

Il succo di questa storia riguarda, alla fine, la percezione della realtà; il modo che ognuno di noi ha di vedere se stesso e di rapportarsi con il prossimo e con il mondo che lo circonda. I richiami emotivi che stimolano le nostre percezioni, la “figata” di essere addobbato come un rambo di periferia con la possibilità di sentirsi un vero guerriero, di esibirsi consapevolmente davanti a un vasto pubblico; il sogno che diventa realtà, ciò che abbiamo visto sullo schermo ora siamo noi a impersonarlo e quel pubblico di cui abbiamo fatto parte ora appartiene ad altri perchè ci siamo trasformati nei protagonisti. Succede allora che un pilota ritenga naturale esibirsi come se fosse all’ultimo airshow in manovre pericolose che hanno messo a repentaglio la sicurezza dei cittadini e delle case, quando non sussisteva di fatto nessuna situazione di emergenza tale da giustificare azioni di questo tipo.

 

Ma questi in ultima analisi sono soltanto i risultati della manipolazione di simboli o status symbol, gadget e quant’altro si trasformi in un mezzo di controllo emozionale che aggiunto a tutti gli anni di propaganda che cinema e tv ci hanno trasmesso generano quel tipo di cittadino tanto caro a Bernays perchè completamente in balia di quei volti invisibili che gli diranno cosa pensare e cosa sentire.

 

Rimane soltanto da segnalare la propaganda dei giornali che come al solito, invece di fare cronaca tentano una riscrittura della realtà con trucchi linguistici più o meno abili, a volte perfino pietosi;

In prima pagina il quotidiano “La nuova Venezia” titola: “Battaglia navale in bacino, centinaia in barca: MSC e COSTA ferme per ore, attimi di tensione”

 

A pagina 7 la Battaglia è diventata una quasi battaglietta mentre i manifestanti, un centinaio di barche secondo il giornale, hanno costretto a rinviare di tre ore la partenza di tre città galleggianti.

 

La battaglia ovviamente non c’è stata se escludiamo il pericoloso show dell’elicottero e le ondate delle moto d’acqua e dei motoscafi che hanno inzuppato i 4 gatti in barca; e si scopre poi che tutte le navi sono partite in orario tranne la MSC Musica ma per colpa di un guasto e non certo dei manifestanti. Le cento barche (forse il cronista ha contato tutti quelli che sono passati di la durante il pomeriggio compresi quelli che stavano lavorando e chi si faceva i cazzi suoi), che non credo fossero più di una ventina, hanno acceso un paio di fumogeni che i turisti, 40 metri più in alto sul ponte dei transatlantici probabilmente manco hanno visto.

 

“Il gazzettino” fa ancora meglio; i 300 manifestanti di pagina 15, si trasformano in 500 nell’inserto del giornale “il gazzettino di Venezie e Mestre”, e il centinaio di barche diventano una settantina circa a pagina 15 per poi tornare ad essere cento nell’inserto di Venezia.

 

Unica nota interessante, entrambi riportano l’azione del consigliere comunale Beppe Caccia (sottolineando però il fatto che sia stato “Polemico”) che ha annunciato un’interrogazione al sindaco e un esposto per il dispiegamento di imbarcazioni e l’impiego dell’elicottero a scopo palesemente intimidatorio, speronando sandoli e mascarete e volando a pochi metri dalle teste delle persone.

 

Qualcuno si chiederà mai quali sono i motivi che portano le persone ad assumere atteggiamenti e comportamenti? Quei personaggi invisibili che portano avanti l’eredità di Bernays lo sanno molto bene.

 

Ho realizzato alcuni scatti:

 

Ecco le “100” imbarcazioni dei manifestanti; vi basta contare quelle di polizia, vigili, carabinieri, guardia di finanza e guardia costiera:

 

 

Esibizioni:

 

 

Le scellerate manovre dell’elicottero

 

 

La “Scorta” ai Transatlantici con le motorette

 

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