lunedì 15 febbraio 2016

LONDRA – Per l’editorialista del Financial Times Wolfgang Munchau cio’ che si e’ visto la scorsa settimana e’ “il ritorno della crisi finanziaria”, almeno in Europa: una “crisi dell’eurozona versione 2.0” che per certi aspetti potrebbe sembrare meno grave, ma per altri perfino peggiore della precedente. Così scrive.

“Il sistema bancario dell’area dell’euro adesso e’ meno indebitato e dispone di un ombrello di salvataggio, ma non e’ stato del tutto risanato, anzi. La Banca centrale europea manca il suo obiettivo di inflazione da quattro anni e – sottolinea con una nota di amarezza – continuera’ a farlo per anni”.

“I mercati – analizza Munchau – stanno mandando quattro segnali specifici. Il primo e piu’ importante riguarda l’interazione tra banche e titoli di Stato, gemelli tossici: il crollo dei titoli bancari e’ coinciso con l’aumento del rendimento dei buoni del Tesoro dei paesi periferici dell’euro, uno schema analogo a quello del 2010-2012. La combinazione tra rendimenti elevati dei bond pubblici, politiche di bilancio espansive, elevato debito pubblico e privato e bassa crescita economica e’  chiaramente insostenibile”.

“I mercati finanziari – accusa il Financial Times – ci stanno dicendo che stanno perdendo fiducia nell’impegno di Mario Draghi, presidente della Bce, a fare tutto il necessario”.

“Mentre il secondo messaggio – prosegue Munchau – e’ che l’unione bancaria e’ fallita: si e’ risolta, infatti, nel compromesso di una supervisione e di un meccanismo di risoluzione congiunti ma senza un’assicurazione sui depositi. Non e’ un caso che le azioni delle banche si siano deprezzate contestualmente all’entrata in vigore della direttiva sul bail-in”.

“Il terzo messaggio ci dice invece – aggiunge Munchau – che c’e’ stato un cambiamento permanente nelle aspettative di inflazione: i mercati ormai ritengono che l’Eurotower non conseguira’ il suo obiettivo di inflazione neanche a lungo termine. Il quarto e ultimo, infine, e’ che i mercati hanno paura dei tassi di interesse negativi perche’ la maggior parte delle seimila banche europee potrebbero a loro volta imporre tassi negativi sui conti correnti, mettendo in fuga i risparmiatori, oppure spostarsi su investimenti piu’ rischiosi, una prospettiva non certo rassicurante”.

“Guardando al passato –  conclude l’autorevole editorialista del Financial Times – l’errore piu’ grave, il peccato originale cui sono seguiti molti altri sbagli, commesso dalle autorita’ europee e’ stato il mancato risanamento del sistema bancario dopo la vicenda Lehman Brothers”.

E ora è tardi. Troppo tardi.

Redazione Milano de IlNord

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