Crociati dell’economia che deve dirigere tutto -nel senso dei cinque dogmi di Mastricht- predicati dalla Chiesa Globalista dei Santi Liberisti ai loro Ultimi Giorni.
Di Tito Pulsinelli
autonominata che ha usurpato la direzione dell’economia e monetaria. In particolare, si fanno largo quelli che imboccano l’uscita di sicurezza dall’euro e dal non-Stato europeo.”Entità europea” avvisata, mezzo salvata? Magari… Zapatero, Papandreu, quelli di Lisbona, cedettero rapidamente agli ultimatum estremisti, ritenendo di potersi muovere con agio nelle vesti del “neoliberismo di sinistra”. Impossibile. Tra l’aumento generale della diserzione elettorale, li sostituirono dei ruspanti gallinacci dell’adiacente pollaio concorrente, i quali stanno somministrano posologie più massicce della stessa medicina. Questa classe dirigente che si è fatta espropriare di tutto a cambio di nulla, è oggi minimizzata al ruolo di sceriffo ed esattore di tasse da spedire oltrefrontiera.
Privi di bussola, mappe, etica, dignità, e senza un “modello” minimalista emergenziale. Sarebbe troppo pretendere da loro un modello-Paese, economico o sociale. Devoti ed ostaggi dell’economia che deve dirigere tutto -nel senso dei cinque dogmi di Mastricht- predicati dalla Chiesa Globalista de Santi Liberisti ai loro Ultimi Giorni.
Se Hollande ripercorre questi passi -limitandosi a rinnovare gergo e posologie- i risultati saranno analoghi. Ha il compito di recuperare alla Francia -e agli Stati nazionali- maggiore autonomia e potere sull’economia, quindi dovrà delimitare la libertà di manovra del “governo ombra” dell’entità europea. Costoro non rispondono più ai cittadini d’Europa a cui negarono la possibiltà di votare la Costituzione, dopo che in Olanda e Francia venne bocciata. Hollande deve ricordare quest’ultimo dettaglio, e che l’intruppamento nella NATO azzera il ruolo nazionale francese e strozza la possibiltà d’un polo europeo equidistante, votato alla pace ed al multipolarismo.
Dubitiamo che ciò possa avvenire senza una mareggiata di proteste sociali dilaganti, autorganizzate dal basso e tasversali alle residuali burocrazie politiche e sindacali. Contro una regressione sociale senza precedenti nell’ultimo mezzo secolo, hanno sfoderato una manciata di ore di sciopero.Il liberismo moderno venne partorito in Cile, con le cure del ginecologo-generale Augusto Pinochet, al prezzo di una feroce dittatura gorillesca. Il ciclo che ha portato i Paesi sudamericani verso l’uscita dalle dittature neoliberiste, è stato preceduto dalla disintegrazione dei partiti, antipolitica, diserzione elettorale, e poi dalla germinazione di anticorpi che si materializzarono in movimenti, in cui gli esclusi storici acquisirono peso specifico e protagonismo.
Il famoso “populismo” -che provoca spasmi e brufoli ad un arrogante ceto politico al capolinea- non è altro che questa forza sismica quando perviene a conformare ampie alleanze sociali, che divengono anche convergenze politiche. E’ stata un’arma che ha modificato profondamente l’andazzo globalista. L’Argentina e la Bolivia -che hanno appena nazionalizzato (con indennizazione) gas ed energia elettrica- dopo aver estromesso il FMI hanno pagato il debito, aumentato la riserva monetaria, ampliato i servizi per l’educazione, salute, alimentazione e previdenza sociale.L’entità-europea va rigogliosamente in senso opposto. Il suo governo-ombra, in piena fregola neocoloniale, vorrebbe promuovere sanzioni e rappresaglie per il delitto di “leso liberismo”. A Bruxelles sapranno che la Cina, India e Russia sono felici di prendere il loro posto?