Due aziende hanno vinto il bando con la compagnia del Re del Marocco nei territori occupati: l’italiana Enel e la tedesca Siemens. Il palazzo reale del Marocco, che regola il mercato energetico, accoglie contratti energetici di notevole portata nel territorio, e a farne le spese è il processo di pace guidato dalle Nazioni Unite nel Sahara Occidentale.

Esportando l’energia nei confini riconosciuti del Marocco, il paese e la famiglia reale chiudono le loro connessioni con il territorio occupato in una morsa di ferro. Come potrebbe essere Sua Maestà interessato ad un processo di autodeterminazione e decolonizzazione nel Sahara Occidentale quando lui stesso trae beneficio dalla presenza illegale dell’esercito in quei territori?
La popolazione saharawi, ossia il legittimo proprietario della terra in questione, non ha mai espresso il suo consenso ai progetti marocchini. Oltre la metà della popolazione ha abbandonato il paese da quando il Marocco l’ha occupato nel 1975. Gli oppositori di questa marginalizzazione socio-economica perpetuata dal Marocco, sono prigionieri a vita nelle prigioni del Regno marocchino.
Lo scopo di questo report è mostrare come il Marocco progetta la costruzione di impianti di energia rinnovabile nel Sahara Occidentale per un potenziale di oltre 1000MW. Ad oggi, la controversa produzione di energia solare ed eolica nel Sahara Occidentale costituisce al massimo il 7% della totale produzione di energia rinnovabile in Marocco, ma nel 2020, la percentuale potrebbe raggiungere un preoccupante 26,4%. Western Sahara Resource Watch chiede alle aziende coinvolte in questi progetti, insieme al governo marocchino, di porre fine al loro coinvolgimento, in quanto ostacolo al processo di pace delle Nazioni Unite.
Per concessione di WSRW
Fonte: http://www.wsrw.org/a105x3614
Data dell’articolo originale: 02/11/2016
FONTE: VOCI DALLA STRADA