A partire, infatti, dal 1830, l’Europa era attraversata da una fase di transizione dovuta al nuovo modo di produzione che si stava affermando. Nuovo modo che, come sappiamo, portava con sé crisi finanziarie e industriali a livello internazionale, le cui conseguenze sono sempre le stesse: disoccupazione, fallimenti economici, miseria e malattie.
Nel 1831 Marx aveva tredici anni, e il movimento operaio comincia a sperimentare i primi passi fino a giungere a maturazione, ovvero alla Prima Internazionale che segna la compenetrazione tra il marxismo e il movimento operaio stesso.
Ma ci volle più di mezzo secolo affinché quella formazione sociale scaturita da quel “particolare” modo di produzione capitalistico potesse assumere valore di “classe”, cioè dignità politica.
Oggi, come allora, siamo in presenza di una formazione sociale completamente sconosciuta, ignorata, vilipesa, ma che non ha minimamente le caratteristiche della “classe operaia”, bensì quelle della classe lasciata a sé stessa dove, al proprio interno, si possono riscontrare tutte le competenze che rendono possibile lo sviluppo del progetto criminale partorito oltreoceano e realizzato grazie alla mediazione dell’Unione Europea.
Questa formazione sta da anni sperimentando sulla propria pelle la propria emancipazione e lo sta facendo al di fuori del retaggio concettuale che il novecento ci ha consegnato, e che è stato protratto fino a nostri giorni attraverso la rappresentazione illusoria della classe per sé tenuta in vita sotto il ricatto al ribasso dei sindacati e dei partiti.
Questa è solo l’apparenza del rapporto sociale capitalistico, in quanto è completamente sganciata dalle vere dinamiche tipiche del rapporto reale di produzione messo in atto.
Il legame tra sindacato e movimento operaio e tra movimento operaio e partiti politici ha subito una profonda scissione a metà degli anni novanta senza che nessuno se ne sia accorto.
La scissione si è prodotta nel momento stesso in cui il soggetto mediatore è stato introdotto all’interno della formazione sociale rappresentativa del nuovo progetto criminale, cioè attraverso i centri per l’impiego, le agenzie per il lavoro e i corsi di formazione.
Il soggetto mediatore tra lavoratore e datore di lavoro è una forma antica di sfruttamento: la più conosciuta è quella del caporalato. Non deve tuttavia stupirci che ad istituzionalizzarla sia stata la forma moderna del PCI attraverso Treu. Quello che deve farci riflettere è come le forme criminali, dal momento in cui vengono istituzionalizzate, cessino di essere percepite come tali dall’opinione pubblica.
E’ successo attraverso il sistema bancario nato dopo una messa in prova dello strozzinaggio; è successo con il gioco d’azzardo passato poi allo Stato che, grazie ai mezzi di indottrinamento di massa, educa alla dipendenza; succede adesso, come avevamo anticipato (1), con l’istituzionalizzazione delle lobbies (vedi caso Bisignani).
Abbiamo messo in evidenza come il movimento reale, attraverso il quale si deve innescare il processo attuativo, non sia più nella classe per sé, ma nella classe lasciata a sé stessa e lo abbiamo dimostrato proprio attraverso il soggetto della mediazione a livello verticale (rapporti gerarchici di classe) e a livello orizzontale (rapporti gerarchici tra stati: Unione Europea).
Questo per dire come le dinamiche che si determinano sui rapporti sociali di produzione sono determinate dalle dinamiche dei rapporti sociali tra gli stati.
La fase di transizione perenne che saremo destinati a subire è la conseguenza dello svuotamento delle prerogative nazionali che ci consentiranno soltanto di pagare il debito contratto dagli Usa senza nessuna possibilità di impiegarlo diversamente.
Avevamo scritto che si compierà entro l’estate (2) il progetto criminale che renderà evidente l’inutilità di categorie come destra e sinistra (3) se si rimarrà all’interno del sistema della rappresentazione (cioè appiattiti sulla logica della classe per sé staccata dal movimento reale), come pure che tutto si giocherà sulle tasse (4) facendo accettare agli italiani il completo abbandono di quel poco di stato sociale sopravvissuto alla svendita degli anni novanta.
Ai costruttori di realtà (criminali che progettano nuove forme di “sviluppo) si dovranno sottomettere i consumatori di realtà (la classe lasciata a sé stessa, sempre più ampia e controllata dalle vecchie e nuove agenzie a lei “dedicate”).
La logica del consumatore dovrà sostituire del tutto quella del lavoratore come produttore del proprio destino all’interno di una società organizzata sul lavoro, cioè sulla salvaguardia delle più elementari prerogative della dignità.
La classe lasciata a sé stessa sta reagendo a questo stato di cose presente attraverso la costruzione di una propria realtà che si discosti completamente da quella della sottomissione rappresentata dalla classe per sé.
Abbiamo detto che, a differenza della classe per sé, la classe lasciata a sé stessa è formata per celle. Ogni cella rappresenta l’aggregazione minima. Questa aggregazione ha scoperto per la prima volta forme di solidarietà finora mai conosciute. Da qui, l’interesse di questa classe ad eliminare tutte le vecchie contraddizioni presenti nella classe per sé. Solo la classe lasciata a sé stessa potrà salvare la classe per sé. Non perché vi sia un progetto razionale di questo salvataggio, ma semplicemente perché, quando a breve la classe per sé verrà completamente abbandonata al suo destino di classe lasciata a sé stessa, troverà un livello di organizzazione e di lotta già avanzati.
Bisogna comunque sempre ribadire che stiamo parlando di una formazione sociale che solo adesso sta scoprendo il proprio ruolo all’interno dell’organizzazione sociale. Una formazione che per costituzione non può essere concepita con la logica del passato. Teniamo anche a precisare che un’azione o è di massa oppure non è, come pure che è inutile l’infantilismo che finora ha caratterizzato la nascita di partiti rivoluzionari attraverso la propria incoronazione di avanguardia se poi non trascina nessun movimento dimostrando, ancora una volta, la propria manifesta retroguardia.
La classe lasciata a sé stessa dovrà avere la capacità di arrivare all’anticapitalismo maturo, riportando al proprio interno quelle formazioni anticapitaliste senza antimperialismo e quelle formazioni antimperialiste senza anticapitalismo.
Questo sta a significare che chi oggi si ostina (perché tratto in inganno) a separare la produzione dal consumo è destinato a fare il gioco dei dominanti.
Marx, in alcuni quaderni compilati a Parigi nel 1844, quindi contemporanei dei Manoscritti economico-filosofici, spiega che: < La separazione del lavoro da se stesso è uguale alla separazione del lavoratore dal capitalista e questa è uguale alla separazione di lavoro e capitale. Ma la separazione di produzione e consumo, di attività materiale e spirituale, in individui diversi e nello stesso individuo, è la separazione del lavoro dal suo oggetto e da se stesso come uno spirito>.
Si comprenderà che l’antimperialismo privo della formazione sociale alla quale riferirsi (5) a livello nazionale, su cui necessariamente deve poggiare, equivale a privare il lavoratore del suo lavoro in quanto la causa individuata a livello internazionale (gli Usa) non elimina la causa materiale dello sfruttamento ma sembra addirittura privilegiare lo spirito della lotta antimperialista sulle cause materiali della lotta strettamente anticapitalista.
Lo stesso discorso vale per gli anticapitalisti riuniti attorno alla classe per sé i quali, privilegiando un internazionalismo dove tutte le vacche sono nere solo perché è buio, finiscono per trasformare la base materiale (lotta di classe) in una puleggia spirituale (anticapitalismo senza ancoraggio ad un territorio specifico, ma al mondo intero).
É chiaro che alla fine questo rapporto si rovescia in un effetto reciproco.
Proprio in virtù del fatto che la criminalità istituzionale è stata progettata per la classe lasciata a sé stessa, non possono esserci dubbi sulla lettura complessiva delle dinamiche sociali da parte di questa formazione sociale: la realizzazione della completa espropriazione, concetto che sarà approfondito nella nota “portare a verifica (quinta parte) di prossima pubblicazione. Partendo proprio da questo dato di fatto, cioè dall’attuazione del progetto criminale in quanto movimento reale, ne consegue che solo da qui può partire il processo attuativo.
Note
1. http://attuazionista.blogspot.com/2011/06/portare-verifica-prima-parte.html
2. http://attuazionista.blogspot.com/2011/05/unestate-dolorosa-di-stefano-moracchi.html
3. http://attuazionista.blogspot.com/2011/05/destra-e-siistra-un-approfondimento.html
4. http://attuazionista.blogspot.com/2011/06/per-uscire-dalla-morsa.html
5. http://attuazionista.blogspot.com/2011/05/antimperialismo-senza-anticapitalismo.html