In Crimea i Servizi russi catturano sabotatori ucraini dopo scontri a fuoco. Putin accusa l’Ucraina di terrorismo. Movimenti militari di entrambe le parti.

di Salvo Ardizzone

Le notti di sabato e domenica 6 e 7 agosto uomini armati appartenenti ai Servizi ucraini, insieme ad agenti locali, hanno tentato d’infiltrarsi nella città di Armyansk, in Crimea, anche con l’appoggio del fuoco di armi pesanti delle forze ucraine. Entrambi i tentativi sono stati sventati dall’Fsb (il Servizio di Mosca) e diverse persone arrestate, ma almeno un agente russo è stato ucciso negli scontri. A seguito dei fatti, Putin ha accusato l’Ucraina di tentare d’effettuare atti terroristici in Crimea e ha dichiarato che non intende passarci sopra.

Kiev nega l’evidenza dei fatti, appoggiata da Washington che sostiene che non vi siano prove sufficienti per le accuse russe; nel respingere le proteste del Cremlino, il portavoce dello Stato Maggiore ucraino ha dichiarato che l’Ucraina ha la forza per difendersi e sta seguendo attentamente la situazione in Crimea. Nel frattempo, e sempre col pieno appoggio della Casa Bianca, Poroshenko ha richiesto una riunione d’urgenza del Consiglio di Sicurezza dell’Onu.

Il Presidente russo, dal canto suo, ha convocato il Consiglio di Sicurezza della Federazione Russa per adottare le misure opportune a garantire la penisola contesa, ed ha deciso di rafforzare il controllo dei confini marittimi e terrestri.

Non è una novità che gli ucraini tentino sabotaggi in Crimea (vedi quello del 21 novembre, che causò un black-out in tutta la penisola), ma questa volta, a parte lo stillicidio di scontri nel Donbass, mai interrotto, con la sua scia di sangue, è il clima generale a preoccupare: Kiev accusa Mosca di aver organizzato tutto e mette l’Esercito in stato d’allerta, mentre nell’Est Ucraina si ripetono attentati contro esponenti separatisti (l’ultimo, fallito, contro il leader di Luansk). Mosca risponde rafforzando le truppe attorno alla Crimea, dove a breve si terranno le massicce esercitazioni militari di Kavkaz-2016.

Kiev, e la Casa Bianca che è dietro di lei, hanno tutto l’interesse a provocare Mosca: uno scontro diretto sarebbe utile a bilanciare il peso politico acquisito dal Cremlino in Medio Oriente e non solo, e bloccherebbe quelle Cancellerie europee che premono per riprendere i normali rapporti con la Russia, dando voce a chi invece vuole inasprire il confronto.

Nel frattempo incombono due date: il 24 agosto è il 25° anniversario dell’indipendenza ucraina dall’Urss, e si prevedono imponenti manifestazioni in cui le frange nazionaliste manovrate da Washington chiederanno una soluzione di forza contro i separatisti. Ma a settembre si terranno in Russia le elezioni per la Duma, a cui parteciperà per la prima volta la Crimea, e difficilmente Putin potrebbe non rispondere ad una smaccata provocazione che riguardi proprio la penisola.

La crisi ucraina è da tempo in uno stallo che non può proseguire, soprattutto per gli oligarchi al potere a Kiev; come pure, Washington si rende conto di perdere terreno nel tentativo di contenere Mosca: l’idea di uscirne con una sciagurata iniziativa militare sarebbe un classico dell’imperialismo Usa.

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