di Voci dalla Germania

FAZ dedica un altro articolo alla nuova formazione politica anti-Euro „Alternative für Deutschland“. Chi è il suo leader Bernd Lucke e cosa vuole veramente? L’attenzione intorno al movimento è grande. Da FAZ.net
Bernd Lucke è il volto di „Alternative für Deutschland“. E’ sempre gentile ed educato, ma per la politica gli manca aggressività. Il suo partito entrerà al Bundestag, lui ci crede.
Per il momento alla matricola politica Bernd Lucke le cose vanno piuttosto bene. Il suo partito, che si batte per la dissoluzione dell’Eurozona, ha appena una settimana di vita, ma lui non riesce a difendersi dai tanti interessati che lo cercano in continuazione. Il telefono del professore di economia e 5 volte padre suona senza pausa. Media nazionali ed esteri lo assalgono. La Bild Zeitung ha titolato: “Dobbiamo aver paura di questo professore anti-Euro?”.
Anche i partiti tradizionali sembrano un po’ nervosi. All’inizio volevano ignorare il nuovo concorrente. “No comment” si diceva qualche giorno fa dalla Adenauer-Haus. Adesso sembrano pero’ inquieti, dopo che al primo incontro pubblico di „Alternative für Deutschland“  nella sala comunale di Oberursel sono accorsi oltre 1200 cittadini. La CDU teme che i suoi elettori possano uscire dal recinto. Il capogruppo dell’Unione Volker Kauder, uno degli uomini politici piu’ influenti nella CDU, ha ritenuto necessaria una reazione. “Questo gruppo è la paura del futuro istituzionalizzata”, ha criticato su Spiegel Online. “Dobbiamo essere coraggiosi e avere la volonta di progettare l’Europa, nonostante tutti i difetti delle regole che ci siamo dati sull’Euro fino ad ora”. La Germania ha bisogno dell’Europa.
Tematizziamo le preoccupazioni della gente
Lucke non vuole sentirsi accusato di spargere paura. Il cinquantenne di Amburgo parla con calma e precisione, è esattamente il contrario di un chiassoso populista o di un agitatore. “Kauder ha ragione quando dice che tematizziamo la paura della gente. A causa dei cosiddetti Eurosalvataggi e delle garanzie miliardarie sottoscritte siamo finiti in una situazione molto pericolosa, ma il governo sembra minimizzare i rischi”. Non si ritiene un anti-europeo, ma critica “l’eccessiva burocrazia” e il “deficit di democrazia” dell’Unione Europea.
Già due anni fa Lucke aveva organizzato una votazione fra circa 200 professori di economia, dei quali il 90% criticava le politiche di salvataggio Euro. Con gli Eurosalvataggi non si stanno salvando i paesi in crisi, perché questi sono scivolati in una profonda recessione; piuttosto si garantisce il denaro delle banche, dei fondi hedge, e dei creditori che hanno comprato i titoli di stato. A Cipro, teme Lucke, con il denaro dei contribuenti europei si stanno salvando i patrimoni degli evasori fiscali e della  mafia russa: “Per certi versi è perverso”, secondo Lucke.
“Ora è il momento del salvataggio permanente dell’Europa del sud”
La strada che porta a fondi di salvataggio sempre piu’ grandi è sbagliata. “Tre anni fa, nella primavera del 2010, il Ministro delle finanze Schäuble disse che i salvataggi non sarebbero costati nulla al contribuente e che i programmi di aiuto finanziario sarebbero durati al massimo altri 3 anni – ora è arrivato il momento del salvataggio permanente del Sud Europa”. Il governo, offrendo garanzie sul debito, si è spinto sempre piu’ avanti – “i salvataggi Euro sono un fiasco”, aveva detto Lucke in un’intervista alla FAZ un anno fa. “Critico il governo perché non ha una exit strategy”, ammonisce Lucke. Il macroeconomista che ha studiato a Bonn e Berkeley, ha fatto ricerca sulle teorie congiunturali ed è stato consigliere della Banca Mondiale, fa la sua proposta per la soluzione della crisi Euro. “Non sto parlando di un’uscita improvvisa dall’Euro, sono per un’uscita indolore dei paesi deboli come la Grecia attraverso l’introduzione di una valuta parallela”. Con questa valuta nazionale parallela, ad esempio, il governo di Atene potrebbe pagare i suoi dipendenti.
Il denaro sui conti resterebbe denominato in Euro. “In questo modo non ci sarebbe alcun incentivo verso un bank-run e non ci sarebbero fughe di capitali spinte dal panico”, dice Lucke. Cosi’ i paesi che nell’Unione monetaria non ce la fanno, perchè non sono competitivi, a poco a poco potrebbero uscire. Molti economisti ritengono la dissoluzione dell’Euro come un’impresa impossbile. Il Consiglio dei saggi economici (Sachverständigenrat zur Begutachtung der gesamtwirtschaftlichen Entwicklung) lo scorso anno aveva messo in guardia: le conseguenze di una rottura incontrollata dell’Euro sarebbero una violenta recessione, gli investitori si troverebbero in stato di shock.
“Uscita dall’Euro ordinata”
Lucke vuole evitare proprio questo. Parla di un’uscita ordinata dall’Euro. Con il suo partito ha già causato le reazioni rabbiose di altri economisti. Sebbene Lucke resti lontano da posizioni nazionaliste e parli addirittura “di solidarietà con i paesi in crisi”, il direttore di IMK (Instituts für Makroökonomie und Konjunkturforschung ) Gustav Horn lo ha attaccato duramente. “Il tono nazionalista del fondatore del partito suona alquanto disgustoso”, ha detto Horn ad „Handelsblatt Online“. “La professione in questo modo viene ulteriormente screditata, piu’ di quanto non lo sia già”.
In politica Lucke resta una matricola, sebbene sia stato per 33 anni membro della CDU. “Il partito incarnava i miei valori di fondo, quando si trattava di bilanciare solidarietà e libertà, inoltre sono cristiano e anti-comunista”. Dopo la fine della DDR il giovane dottore in economia è stato per un breve periodo collaboratore del Comitato dei saggi per l’introduzione dell’economia di mercato nella DDR. In seguito è stato consigliere e redattore per il senatore berlinese Elmar Pieroth (CDU). Da 15 anni è direttore dell’Instituts für Wachstum und Konjunktur.
Nella CDU e nella FDP c’è preoccupazione
Chi farà le spese della nuova concorrenza? Nelle file della CDU e della FDP c’è preoccupazione. “Per noi non è un bene. Perché i voti potrebbero arrivare dal nostro elettorato”, ha detto ieri il vice capogruppo dell’Unione Michael Fuchs. “Mi hanno già chiamato dei deputati della CDU per chiedermi di non scendere in campo”, dice Lucke. E’ in contatto anche con alcuni deputati della FDP. Altri stanno addirittura pensando di passare ad „Alternative für Deutschland“. Lucke ritiene che anche molti elettori della SPD e in generale molti contribuenti restano critici verso gli euro-salvataggi.
Tuttavia Lucke non è ancora un grande oratore. Ha qualcosa di professorale, sempre gentile e premuroso. Ma con le sue cravatte colorate fuori moda puo’ sembrare anche un po’ noioso. Per la politica gli manca la necessaria aggressività, e inoltre puo’ risultare un po’ accademico. „Herr Professor“, lo ha chiamato il capogruppo FDP Rainer Brüderle, per sottolinearne la presuntuosità, quando Lucke nel talk-show di  Maybrit Illner sulla ZDF ha ripetutamente parlato della violazione della clausola di “No bailout” nel trattato di Maastricht.
Lucke pensa di superare la soglia del 5%
Lucke è convinto che la sua „Alternative für Deutschland“ riuscirà a raccogliere le firme necessarie – 2000 in ogni Land – per l’ammissione alle elezioni federali. E’ convinto di poter superare la soglia del 5 %. I ricercatori elettorali sono molto piu’ scettici. Il primo tentativo di una cooperazione con i “Freie Wähler” è fallito. Secondo un recente sondaggio il 23 % dei tedeschi non esclude di votare per il nuovo partito euroscettico. Ma i risultati del sondaggio sarebbero solo un indicatore del livello generale di insoddisfazione presente fra la popolazione, sottolinea il presidente dell’Istitituo demoscopico Forsa, Manfred Güllner. “Se il partito dovesse realmente competere, raggiungerà a mio avviso un risultato simile a quello dell’iniziativa Pro DM”, secondo Güllner.
Quel piccolo partito falli’ raccogliendo nelle urne una percentuale inferiore all’1%. In quelle elezioni la CDU aveva preparato un manifesto con la famosa domanda: “Quanto ci costa l’Euro?”. Il manifesto conteneva inoltre la promessa di escludere l’assunzione di una garanzia sul debito degli altri paesi. Il trattato di Maastricht lo proibiva. “Un eccesso di debito in uno stato membro è da escludere a priori”.
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