Questa settimana il Congresso potrà approvare un nuovo piano di aiuti al governo di Kiev, pur fra le incognite della nuova presidenza Trump.

Secondo una fonte del Comitato del Senato USA per le Forze Armate, il Congresso americano è pronto a destinare 350 milioni di dollari di assistenza militare all’Ucraina, in quanto già incluso nel budget per la Difesa del 2017. Il bilancio comprensivo per il 2017 sarà votato alla fine della settimana, ma il dato significativo è che, la fonte spiega, la cifra per l’Ucraina contempla la spedizione di armi letali, il che significa che la decisione ultima a questo riguardo ricade sul Presidente in persona.

Nonostante l’anonimità della fonte, una tale segnalazione è credibile. Già a Maggio 2016 John McCain, presidente del suddetto Comitato per le Forze Armate americane, aveva suggerito sul proprio sito personale che fosse autorizzato l’utilizzo di un massimo di 500 milioni di dollari da investire nella sicurezza ucraina, includendo l’invio di armi letali. Più recentemente, il 22 Settembre di quest’anno, la Camera dei Rappresentanti ha approvato lo “Stand for Ucraine Act” (qui il testo completo) che prevede esplicitamente, al fine di contrastare l’ “aggressione russa”, oltre all’utilizzo di sanzioni, anche la fornitura di armi difensive letali, e lo ha inoltrato per l’approvazione del Senato. Naturalmente, ogni decisione è rimasta in stasi a causa delle incombenti elezioni presidenziali di Novembre, che hanno visto la vittoria di Donald Trump. Infatti, il nuovo ambasciatore statunitense a Kiev, Marie Yovanovic, come pure il suo predecessore Geoffrey Pyatt, aveva escluso nei mesi scorsi che gli Stati Uniti avrebbero concesso all’Ucraina armi letali, rimarcando come il sostegno americano nel campo della sicurezza e della difesa dal 2014 abbia già superato i 600 milioni di dollari, inclusa l’assistenza militare per telecomunicazioni e sistemi radar che, l’ex ambasciatore ha ammesso, “vengono già ora usati, per esempio nella battaglia di Avdiivka”.

Significativamente, tra tutti i candidati alla presidenza USA, è risultato vincitore il solo a non avere una posizione oltranzista sulla questione ucraina (se escludiamo Bernie Sanders, il quale, con democratico senso del pudore, aveva applaudito la scelta di Obama di “limitarsi” alle sole sanzioni economiche e alla diplomazia). Donald Trump ha dichiarato di non essere interessato a un ingresso di Kiev nella NATO, preferendo un approccio di distensione con Mosca e ritiene che le misure economiche contro la Russia non sortiranno gli effetti sperati. Se è vero che la presidenza potrà influenzare l’applicazione di un nuovo sostegno finanziario al traballante governo di Kiev, le impreviste – all’interno dell’establishment di Washington – posizioni di Trump potranno fungere da ago della bilancia per lo sviluppo del conflitto nell’Est ucraino, e potrebbero risultare dirimenti nei rapporti tra Russia e i partner europei.

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