Caccia ai cinghiali umani in Tunisia. Con l’apporto del
made in Italy
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“Nobel Sport Italia produce ed assembla tutti i componenti […] per realizzare cartucce di ottima qualità sia per la caccia che per il tiro. La produzione di queste materie prime, i componenti e un unico sistema di caricamento garantiscono l’affidabilità delle cartucce NSI che da sempre sono proposte ai cacciatori e ai tiratori di tutto il mondo”.

Così si legge nel sito dell’azienda, la cui pubblicità non potrebbe essere più veritiera: alla fine di
novembre, le cartucce “di ottima qualità” della NSI hanno dimostrato tutta la loro “affidabilità” a Siliana, in Tunisia, ferendo quasi trecento manifestanti e accecandone una ventina. Tra i feriti gravi, David Thomson, che da corrispondente di France 24 era tra la folla impallinata dalla polizia: sebbene abbia subito un’operazione, ha quaranta biglie di piombo incistate nel corpo così profondamente da essere inamovibili. Che in questa turpe vicenda c’entri in qualche modo la NSI, lo provano non solo i testimoni ma anche le foto: sul fondello delle cartucce a pallettonitrovate sul terreno è incisa la marca Nobel Sport Italia. Non potendo negarlo, l’azienda avrebbe sostenuto che deve essere stata qualche armeria italiana a fornirle alla polizia tunisina, dopo averle riempite di piombo. Ve l’immaginate, l’armeria dietro l’angolo di casa che commercia nientemeno che col ministero dell’Interno tunisino?
Non è la prima volta che le forze dell’ordine tunisine sparano contro i dimostranti con fucili da caccia caricati a pallettoni. Lo avevano già fatto il 12 e 13 giugno di quest’anno, nel corso dell’ondata di violenze e di scontri che avevano coinvolto salafiti e giovani di quartieri popolari. Allora i micidiali proiettili made in Italy ferirono numerose persone e uccisero un giovane a Sousse. Non soddisfatti della prima esercitazione, alla fine di ottobre, nel corso dei disordini di Douar Hicher, gli agenti di nuovo spararono a pallettoni assassinando il vice-imam e il muezzin di una moschea. In questa seconda occasione un ufficiale dichiarò, per giustificarsi, che tutte le caserme della Guardia nazionale dispongono di queste armi per uccidere i cani randagi. Il che la dice lunga sulla continuità fra la violenza ai danni degli animali e quella contro gli umani. Non c’è bisogno di scomodare Horkheimer e Adorno. Basta lasciar parlare la realtà. Le agenzie turistiche, per dirne un’altra, consigliano proprio la cittadina di Siliana per un rilassante soggiorno con caccia al cinghiale, che richiede esattamente questo tipo di munizioni.




Insomma, dopo gli effimeri peana in onore della “rivoluzione dei gelsomini”, sull’una e l’altra sponda del Mediterraneo irrompe la verità dei rapporti di mercato e delle relazioni di classe e di potere. Negli stessi giorni in cui a Siliana le forze speciali davano la caccia ai cinghiali umani – i diseredati di una delle regioni del paese più povere e abbandonate, nonostante la rivoluzione – il “nostro” ministro dell’Interno, l’ineffabile Cancellieri, elargiva al suo omologo tunisino due motovedette nuove di zecca per dare la caccia ai “clandestini”. Caccia che può essere resa più efficace, alla bisogna, coi medesimi proiettili fabbricati in Italia. Del resto – lèggere per credere – la NSI vanta una collezione di cartucce “Migration”.
Quanto alle relazioni di classe e di potere, niente è cambiato in Tunisia dopo la fine della dittatura benalista, se non che i diseredati non hanno più paura, si rivoltano apertamente e affrontano la repressione con coraggio. Sono gli stessi protagonisti dell’insurrezione popolare che ha affossato il regime, scaturita dalle regioni più povere e storicamente più combattive del paese. Siliana appartiene a un’area che già negli anni passati primeggiava per picchi di povertà, abbandono sociale e mancanza di lavoro, soprattutto dei giovani con un livello medio-alto di formazione. Oggi che il tasso medio nazionale di disoccupazione sfiora il 20 per cento, mentre il fatturato relativo al turismo è calato del 33 per cento e gli investimenti esteri del 27 per cento, si può immaginare quanto diffuse e profonde siano la disperazione sociale, la delusione e la rabbia verso i nuovi governanti.

Questa volta l’intera cittadinanza di Siliana è entrata in sciopero generale ed è riuscita a resistere per ben quattro giorni – dal 27 al 30 novembre –, malgrado la repressione durissima. E questo grazie al sostegno decisivo dell’Ugtt, la storica centrale sindacale che continua a pagare l’opposizione sempre più netta al governo e il sostegno alle rivendicazioni sociali con le provocazioni e gli assalti alle sue sedi da parte dei cosiddetti Comitati di protezione della rivoluzione. Dietro questo nome si nascondono le milizie di Ennhadha, il partito islamista che domina il governo provvisorio e l’Assemblea costituente. Un nome che oggi suona davvero beffardo, soprattutto dopo che hanno linciato a morte Lotfi Naqdh, segretario dell’Unione degli agricoltori di Tataouine e cooordinatore regionale di Nida Tounes, il partito di centro, laico e nazionalista, che i sondaggi elettorali danno come il più pericoloso contendente del partito islamista.

Tunisi, 1/12/2012: “La giustizia costa meno che le palle”
I dimostranti di Siliana chiedevano le dimissioni del governatore locale, un piano di sviluppo

economico-sociale per la regione, la fine della repressione delle manifestazioni, la liberazione di tredici persone che, fermate nel corso delle proteste dell’aprile 2011 e mai processate, da allora marciscono in prigione. I ministero dell’Interno ha affidato la risposta a queste rivendicazioni alle forze speciali. Le quali, dopo i consueti lanci copiosi di “lacrimogeni” (in realtà sono le famigerate granate asfissianti CS, prodotte in Pennsylvania e proibite dalle convenzioni internazionali), hanno impallinato i manifestanti a colpi di lupara. Conviene ricordare che quest’arma deve il suo nome al fatto che era usata per cacciare i lupi, con cartucce riempite, per l’appunto, di biglie di piombo. A ulteriore conferma del fatto che le crudeltà inflitte alle altre creature prima o poi fanno da modello alle brutalità verso gli umani. Anche per questo i produttori e venditori di armi, sia pure “solo” da caccia o da tiro, dovrebbero essere considerati almeno come istigatori della violenza. Altro che Nobel!

Dal catalogo della NSI : munizioni per forze dell’ordine
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Publication date of original article: 07/12/2012
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