Studiando e passeggiando tra i libri di storia in questi anni, ho imparato e notevolmente rafforzato la mia consapevolezza che i tragici errori del passato si stanno inevitabilmente ripetendo.
Ho scritto più volte che la soluzione migliore per attenuare questa crisi, e badate bene dico attenuare e non risolvere, dicevo la soluzione migliore era e sarebbe tuttora quella di nazionalizzare alcuni istituti bancari insolventi, facendo si che azionisti ed obbligazionisti si assumano le loro responsabilità, ma proteggendo i depositanti i risparmiatori.
Ora io non ho idea di quanti miliardi siano necessari per ricapitalizzare il sistema finanziario, 1000 come sostiene Goldman, 500 come sussurra JPMorgan, 200 come urlava la Lagarde non importa, ma se i dati hanno una valenza oggi in questa tempesta perfetta il sistema finanziario italiano risulta per l’ennesima volta il meno peggio.
E non venitemi a raccontare che ora bisogna svalutare tutti i titoli di stato italiani presenti nei libri contabili delle banche italiane, che l’Italia è fallita, etc, etc, perchè allora vi chiedo dove è andata a finire tutta l’immondizia struttura derivata legata al mercato immobiliare americano che le banche americane e non solo, continuano a contabilizzare al prezzo storico di emissione, dove è finita tutta l’immondizia sovrana periferica che le banche tedesche e francesi e inglesi e americane detengono.
Ma andiamo a dare un’occhiata ai numeri, senza dimenticare che JPMorgan farebbe meglio a fare anche un serio esame sulla situazione americana e in particolare su Bank of America e Citigroup, anche perchè si è sempre bravi a fare le pulci in casa altrui soprattutto quando serve per la propria causa!
E’ importante aver sempre presente la realtà che quotidianamente laNYUSTERN ci racconta!
Company | SRISK% | MES | LVG |
---|---|---|---|
Bank Of America | 18.2 | 7.10 | 28.75 |
Citigroup | 15.1 | 6.16 | 22.46 |
JP Morgan Chase | 13.3 | 4.14 | 16.29 |
Wells Fargo | 6.0 | 4.15 | 9.78 |
Morgan Stanley | 6.0 | 5.31 | 25.78 |
MetLife | 5.3 | 4.77 | 23.06 |
Goldman Sachs | 5.1 | 3.56 | 16.37 |
Prudential Financial | 4.4 | 4.85 | 26.41 |
American International Group | 3.8 | 5.09 | 12.39 |
Hartford Financial Services | 2.5 | 6.48 | 39.54 |
Banche, in Europa il deficit di liquidità sfiora i 500 miliardi (Sole24Ore)
La stima è degli analisti di Jp Morgan e vale il 4% dell’intero attivo del
sistema Tra gli istituti sotto stress Deutsche Bank, Rbs, Lloyd e i tre big transalpini Bene invece le spagnole e Intesa Sanpaolo
(…) Ed è questo oggi lo spauracchio vero a cui se ne aggiunge subito dietro un altro; quello del funding. Su cui proprio ieri il commissario Ue, Olli Rehn ha lanciato un allarme dicendo che la pressione sul funding è salita e la situazione è seria. E che il tema sia particolarmente avvertito lo dice un altro indicatore. Se si teme una crisi di liquidità si diventa prudenti nel prestarsi denaro tra banche e si preferisce depositare i fondi presso la Bce. Ancora ieri il fenomeno è andato incrementandosi a quota 169,6 miliardi, ai massimi del 2011. Ma davvero le banche europee sono a corto di liquidità? Difficile saperlo ma uno studio di JP Morgan ha alzato il velo sul problema.
Secondo gli analisti, infatti, la questione della liquidità sarà il prossimo nodo gordiano da affrontare e di fatto il mercato non ci ha fatto ancora i conti.
L’analisi di JP Morgan getta una luce inquietante: secondo la banca Usa le principali 28 banche europee presenterebbero a oggi un deficit di liquidità per la bellezza di 493 miliardi di euro che equivale al 4% dell’intero attivo del sistema bancario europeo. E il rapporto di copertura, il cosiddetto leverage coverage ratio sarebbe di solo l’87%. Basso per evitare rischi sistemici.
Tra i più esposti Royal Bank of Scotland con un deficit valutato in 52 miliardi; Deutsche Bank con una carenza di liquidità di 55,7 miliardi e Commerzbank sotto di 26,5 miliardi; Lloyds e Barclays rispettivamente con
un buco di 34 e 44 miliardi. E soprattutto le grandi francesi con Bnp Paribas in carenza di mezzi liquidi per 62,6 miliardi; Credit Agricole con un deficit di 63,7 miliardi e SocGen a cui mancherebbe cassa sufficiente per 46,3 miliardi. Tutti questi istituti avrebbero un rapporto di copertura insufficiente sotto l’80%. Sul fronte opposto spiccano invece quelle banche
per le quali c’è liquidità abbondante a fronteggiare fuoriuscite di cassa violente. Le due spagnole Santander e Bbva hanno un liquidity coverage ratio di oltre il 200%; Credit Suisse del 127%; e Ubs al 107%.
Tra i due big italiani, Intesa Sanpaolo è in sicurezza con un rapporto al 108%, mentre UniCredit mostrerebbe una carenza di 16 miliardi. In generale è il sistema bancario francese a mostrare più difficoltà con un deficit complessivo di 173 miliardi e un rapporto, assai basso, di copertura del 66%. E quasi in risposta a queste preoccupazioni ieri Bnp Paribas ha fatto sapere al contrario che gode in questo momento di una situazione di «eccesso di liquidità a breve in dollari depositati presso la Federal Reserve».
Date un’occhiata al rischio di capitale al rapporto tra capitale netto ta TANGIBILE e il totale degli attivi e poi fate le vostre considerazioni. Chissà perché siamo sempre tra i primi della classe a non fare i monelli. Affascinante no senza dimenticare che alcune banche stanno ancora levereggiando oltre l’immaginario, quasi a rammentare un recentissimo mio post dal titolo ” Datemi una leva e vi distruggerò il mondo! “
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L`ANALISI Fabio Pavesi Il nodo irrisolto è quella leva mai scesa dopo Lehman averità, assai scomoda, l`ha detta un insospettabile. |
Ackermann, il capo di Deutsche Bank, ha rivelato nei giorni scorsi chevede sulle banchel`ombra cupa dell`autunno del2oo8 (leggi Lehman) e che se gli istituti valutassero a prezzi di mercato i titoli di Stato in portafoglio, molti fallirebbero. C`è di che allarmarsi vista la fonte di tanta preoccupazione. E in realtà con quell`infernale ottovolante borsistico cui sono sottoposti da quest`estate i titoli bancari di tutta Europa, il mercato dice che i timori di Ackermann hanno qualche fondamento. Cosa spinge le banche a mettere in sicurezza i fondi, a scapito dei rendimenti, presso laBce, se non una palese diffidenza reciproca sulla bontà de ipropri bilanci? Cosa spinge le autorità a chiedere ancora sforzi ulteriori di rafforzamento del capitale se non la sensazione che non ce ne sia abbastanza? E così più che i nudi numeri dei bilanci bancari, che pur in gran parte sono tornati a fare profitti dopo Lehman, contano le suggestioni e le cautele. Ma qualche numero preso anch`esso dai bilanci dice che dopo la più grave crisi finanziaria dell`età moderna poco è stato fatto. Soprattutto non è stata diminuita a sufficienza la leva finanziaria, cioé il rapporto tra i soldi «veri» messi dagli azionisti nelle banche e il totale delle attività. Quando il capitale azionario tangibile di una banca vale il 2% se non poco più delle masse che compongono l`intero bilancio vuol dire che ci si espone a un rischio evidente. Basta un non nulla, una svalutazione dei titoli o altri accidenti dipercorso e quei 2-3 euro di patrimonio su 10 di attivo verrebbero completamente erosi. E a essere tuttora in quelle condizioni ci sono colossi come Deutsche Bank, CreditAgricole e Bnp Paribas solo per citarne alcuni. E questo, quello di attività immense fronteggiate da poco, pochissimo capitale, un nodo gordiano mai sciolto dalla crisi Lehman inpoi. Se inoltre si aggiunge la necessità, sempre più stringente oggi, di raccogliere soldi a costi sempre più elevati per scongiurare eventuali crisi di liquidità, il cocktail minaccioso è servito. Manca un ingrediente finale. E anche quello è sopraggiunto di recente. Tutto (leva alta, funding a costi crescenti) può tenere finché l`economia tira. Se si rallentail passo succedono tre cose: si smette di guadagnare sull`attività tipica di prestatore (perché si abbassano volumi di credito e tassi) aumentano le sofferenze e infine si fanno meno utili. Il cocktail esplosivo è in tavola. |
E’ inevitabile che prima o poi si dovrà necessariamente arrivare alla nazionalizzazione di alcune banche, molte di fatto lo sono già, dipendenti in tutto e per tutto dalle banche centrali e dal Governo americano che nazionalizzando AIG, la ormai famosa impresa assicurativa che ebbe la brillante idea di coprire da sola il rischio dell’intero sistema finanziario mondiale di fatto.
Lo sussurra la storia, lo ripetono Carmen Reinhart e Kenneth Rogoff che di storia empirica se ne intendono, l’ultima opzione diversamente potrebbe arrivare da alcuni fallimenti di massa.
Fonte: http://icebergfinanza.splinder.com/post/25531404/banche-decisamente-underwater