Bollette, aumentano le insolvenze
Bollette. Le cifre sono da capogiro: gli insoluti su mutui, prestiti personali, bollette della luce del gas e della luce ammontano a 58,9 miliardi di euro, qualcosa come il 3,6% del Pil. Lo rivela l’ultima fotografia scattata da Unirec, l’Unione Nazionale delle imprese di recupero crediti, in collaborazione con Il Sole 24 Ore. Quanti parlano di ripresa imminente, del peggio che è passato, del Pil che ritorna a salire farebbero bene a guardare queste statistiche. Emerge il quadro del profondo disagio del Paese. Una sofferenza che essendo polverizzata sul territorio non trova modo di organizzarsi. Esistenze sempre più povere che si perdono nel buio (è il cado di dirlo) di una crisi senza fine.
Lo scorso anno si sono accumulate 38,1 milioni tra vecchie e nuove pratiche, il doppio rispetto al 2007. Lievita così anche la somma media da recuperare, che oggi si situa a 1.547 euro. Guardando alla tipologia del debitore, otto pratiche su dieci, sia per numero che per importo, riguardano le famiglie, mentre la parte restante si riferisce alle imprese.
Insomma siamo di fronte ad un fenomeno che non è possibile misurare con lo strumento del Pil, perché troppo rozzo, né, tantomeno con l’indicatore dei consumi. Sono medie troppo grossolano che ricordano molto da vicino il famoso paradosso di Trilussa secondo cui se un signore mangia due polli e un altro digiuna risulta che abbiano mangiato un galletto per uno. In realtà uno è sazio mentre l’altro è morto di fame.
Il mancato pagamento delle bollette invece non può prestarsi a equivoci. Si paga o non si paga e se non lo fai rischi di trovarti senza luce, senza gas, senz’acqua. Piccole tragedie familiari che non trovano spazio sui giornali o sulle televisioni perché poi il caso singolo non interessa a nessuno. In realtà si tratta dell’altra faccia dei dati sulla disoccupazione. Quando leggiamo di migliaia di persone che perdono il lavoro oppure non riescono a trovarlo dobbiamo pensare proprio a questo: a milioni di bollette che non vengono pagate perché la famiglia ha finito i soldi. A costo di dover restare al buio, senza acqua calda. Se l’insolvenza riguarda il mutuo, anche senza casa. Quando leggiamo gli indicatori sul lavoro dobbiamo sforzarci di pensare che non sono numeri ma facce, sofferenze, lacrime.
Fonte: Un’Europa diversa