Nel 2015 almeno 122 attivisti ambientali sono stati assassinati in America Latina

A pochi mesi dalla morte dell’attivista Berta Cáceres, leader del Consiglio delle organizzazioni popolari e indigene dell’Honduras (Copinh), che da anni si batteva per difendere i diritti della sua comunità e per proteggere le terre ancestrali del suo Paese dalla deforestazione e dallo sfruttamento (la ricordiamo qui), l’ambiente piange un altro dei suoi paladini.

Isidro Baldenegro López amava la sua gente, la comunità degli indios messicani Tarahumara di cui era leader, e soprattutto amava le foreste della sua terra, e per questo è stato ucciso. Secondo le prime ricostruzioni l’attivista ambientale, che da sempre si batteva pacificamente contro il disboscamento della sua terra, era da poco tornato nel suo villaggio dopo un lungo periodo di esilio forzato a causa delle numerose minacce contro di lui e la sua famiglia.

Questo popolo vive in maniera tradizionale nell’aspro ambiente della Sierra Madre, dove si è rifugiato dopo la colonizzazione spagnola, nella regione messicana del Chihuaua. Baldenegro ha dedicato tutta la vita alla difesa dei diritti del suo popolo e delle antiche foreste della Sierra Madre, che ospitano uno degli ecosistemi più ricchi in biodiversità e sono minacciate dalla deforestazione illegale e dai narcotrafficanti che coltivano piantagioni di marijuana sulle montagne disboscate. Taglialegna, allevatori e narcos hanno ormai distrutto quasi il 99 per cento delle foreste della regione, di fatto controllata dai violenti boss criminali locali, costringendo i Tarahumara in aree sempre più piccole e isolate. Nonostante i rischi che la sua missione comportava, Baldenegro aveva continuato la lotta iniziata da suo padre, anch’egli assassinato per la sua opposizione alla deforestazione quando lui era solo un ragazzo. Eppure, nonostante le ripetute minacce di morte, Baldenegro scelse di rimanere e continuare difendere le foreste e i luoghi ancestrali che la sua comunità abita da centinaia di anni.

La storia

Nel 1993 Baldenegro istitutì un movimento di resistenza popolare non violenta per contrastare il disboscamento, ottenendo anche il sostegno di organizzazioni non governative locali e internazionali. Nel 2002, attraverso sit-in e marce pacifiche, spinse il governo a sospendere temporaneamente l’abbattimento di alberi nella zona. L’anno successivo mobilitò invece un immenso corteo di protesta, composto perlopiù da donne i cui mariti erano stati uccisi dai narcos, ottenendo uno speciale ordine del tribunale che vietava la deforestazione nella zona. Subito dopo questo successo, Baldenegro fu improvvisamente arrestato con l’accusa, in seguito rivelatasi falsa, di possesso di armi e droga. L’arresto contribuì comunque ad accrescere la sua popolarità e a dare risalto alla sua lotta. I 15 mesi di carcere non piegarono l’uomo che subito dopo la scarcerazione fondò un’organizzazione di giustizia ambientale.

«Siamo profondamente addolorati per la morte di Isidro Baldenegro – ha commentato Susan R. Gelman, presidente della Goldman Environmental Foundation. – Chiediamo alle autorità di punire gli autori di questo insensato gesto di violenza e chiediamo alla comunità internazionale, che si è radunata in difesa di Isidro durante la sua prigionia nel 2003, di riunirsi ancora per onorare e proteggere la sua eredità».

Questi due omicidi, i più noti ma non certo gli unici, ci ricordano i pericoli che affrontano molti attivisti ambientali in alcune aree del pianeta. Secondo la Ong britannica per la difesa dei diritti umani Global Witness, nel 2015 almeno 122 attivisti sono stati assassinati in America Latina mentre cercavano di proteggere le risorse naturali locali, minacciate dalla costruzione di dighe, miniere e dal disboscamento.

Come sempre noi siamo schierati fianco a fianco di questi eroi che si battono contro Governi e multinazionali per difendere le nostre risorse, la nostra Terra e le nostre ricchezze naturali, sicuri che la loro lotta non sia stata vana e che qualcuno prenderà il loro testimone.

 

Alessia Pautasso

a.pautasso@slowfood.it

Fonti

Guardian.com

Lifegate

Crediti: Goldman Environmental Prize

Slow Food

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