Chi ha abbattuto il volo MH17? Esattamente un anno dopo la tragedia avvenuta 17 luglio 2014 nei cieli del Donbass, la domanda è senza una risposta certa e le 298 vittime, la maggior parte di nazionalità olandese, sono ancora in attesa di giustizia. Secondo anticipazioni della Cnn, che ha svelato sulla base di fonti anonime le conclusioni del rapporto finale del Dutch Safety Board, l’agenzia investigativa olandese per la sicurezza che gestisce le indagini, la responsabilità è da attribuire ai separatisti filorussi. Ma dall’Olanda, alla vigilia dell’anniversario e con i risultati ufficiali che saranno pubblicati solo in ottobre, non sono arrivate per ora conferme.
In assenza di prove concrete e insindacabili che sino ad oggi nessuno ha saputo mettere sul tavolo, Ucraina, indipendentisti e Russia continuano dunque a rimbalzarsi la colpa del disastro.
L’aereo della Malaysia Airlines era in volo da Amsterdam a Kuala Lumpur e precipitò nei pressi di Torez, tra Donetsk e il confine con la Russia, in un’area controllata dai ribelli filorussi.
Il rapporto preliminare pubblicato nel settembre 2014 dal Dutch Safety Board ha escluso che sia trattato di un incidente dovuto a un guasto tecnico o con responsabilità dell’equipaggio e ha chiarito solo le cause sostanziali, affermando che l’aereo si è disintegrato in aria a causa dei danni strutturali provocati dalla penetrazione all’interno di “oggetti dotati di alta energia”, senza illustrare però l’esatta dinamica. La versione più probabile, anche se non confermata, è comunque che il Boeing sia stato abbattuto da un Buk, un missile terra-aria di fabbricazione sovietica in possesso sia dei separatisti che dell’esercito ucraino. Chi e da dove lo abbia fatto partire rimane ufficialmente un mistero.
Secondo le autorità di Kiev la strage è opera senza ombra dubbio dei filorussi del Donbass, che da parte loro negano ovviamente ogni addebito. La Russia punta comunque l’indice sull’Ucraina che, nonostante il conflitto in corso dall’aprile 2014 e l’abbattimento di diversi aerei ucraini militari, sino alla metà di luglio non aveva chiuso lo spazio aereo sopra le zone del conflitto. Le indagini gestite dalla magistratura olandese hanno portato alla luce sino ad oggi che in realtà gli indipendentisti erano in possesso effettivamente di sistemi lanciamissili Buk.
Inoltre registrazioni video e telefoniche proverebbero il coinvolgimento dei filorussi, che inizialmente avevano annunciato l’abbattimento di un aereo da trasporto.
Per Kiev sarebbero proprio le dichiarazioni del comandante Igor Girkin su V-Kontakte, il Facebook russo, la pistola fumante che inchioda i separatisti. Il leader dei ribelli aveva confermato sul web la caduta di un An-26 dell’aviazione ucraina un quarto d’ora dopo che il Boeing scomparisse dai radar. Se Girkin poi ha smentito tutto, raccontando di un account hackerato, rimangono i dubbi, confermati da un rapporto del Bnd, i servizi segreti tedeschi, che nell’ottobre 2014 hanno affermato che l’aereo malese sarebbe stato abbattuto proprio da un Buk partito dal territorio controllato dai filorussi, almeno così riferito dal settimanale Der Spiegel. Il fatto però è che non sono state fornite testimonianze sicure, nemmeno da parte degli Stati Uniti, che pur hanno dichiarato di avere materiale satellitare a conferma della responsabilità dei separatisti. Questo continua a favorire le speculazioni. Da Mosca Vladimir Putin ha rinnovato la versione che il missile sia partito da territorio ucraino e di avere le prove sulla propria scrivania, ma anche in questo caso si deve andare sulla fiducia.
La Russia inizialmente aveva indicato la possibilità che il volo MH17 fosse stato preso di mira da un caccia ucraino ed era spuntato anche un ex pilota ucraino, testimone che un collega della sua unità avrebbe puntato il Boing dal suo Su 25. Anche in questo caso però nessun riscontro preciso e le accuse incrociate tra Mosca e Kiev non sono mai finite. La Malaysia, insieme Ucraina, Olanda, Australia e Belgio, ha chiesto nel frattempo alle Nazioni Unite di istituire un tribunale speciale internazionale per giudicare i responsabili dell’abbattimento del Boing 777, ma la proposta è stata giudicata negativamente dalla Russia. “Sarebbe controproducente”, ha dichiarato oggi lo stesso presidente Putin. In conseguenza della tragedia del Donbass era scattato il terzo giro di vite delle sanzioni contro Mosca da parte di Europa e di Stati Uniti, dopo quella avviate tra marzo e aprile 2014 e l’annessione russa della Crimea.
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