La ricerca, pubblicata su Science Advances, porta la firma dell’italiano Michele Vendruscolo e potrebbe permettere in futuro di capire se una persona è a rischio di ammalarsi e magari agire tempestivamente con farmaci
di F. Q. | 10 agosto 2016
Insomma, spiega, “abbiamo trovato che in una persona giovane e ancora perfettamente sana, i tessuti che in tarda età verranno attaccati dall’Alzheimer presentano livelli di funzionamento ridotti dei geni protettivi anti-demenza. In altre parole l’Alzheimer attacca i tessuti in cui le difese contro l’aggregazione di beta-amiloide e tau sono meno efficienti”. La scoperta è importante, conclude, in pratica, “aiuta a capire perché ci ammaliamo di Alzheimer” e perché la malattia progredisce sempre allo stesso modo.
di F. Q. | 10 agosto 2016
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