Gli sprechi vanno eliminati in quanto tali e non per “ridurre le tasse”. 

Pertanto, nella fondamentale regola che prima di considerare la pagliuzza è bene

occuparsi della trave, va detto che il maggiore e fondamentale “spreco fiscale” è il pagamento alla

banca centrale del debito non dovuto per tutto il denaro in circolazione.

Il cittadino pensa, in buona fede, che il prelievo  fiscale sia destinato al pagamento delle spese

necessarie a scopi di pubblica utilità. Niente di più falso. Come è noto ed inconfutabile, la gran parte

dei prelievi va a finire nelle tasche degli azionisti della Banca centrale (S.p.A., società privata con

scopo di lucro) perché la banca centrale emette moneta solo prestandola. E poiché prestare denaro è

prerogativa del proprietario, ed il proprietario deve essere chi crea il valore della moneta – e cioè chi

l’accetta e non chi la stampa – il corrispettivo dovuto alla banca centrale va commisurato a quello

normalmente dovuto ad una tipografia. Pertanto qui  lo  “spreco fiscale”  è pari alla differenza tra 

costo tipografico e valore nominale della moneta. 

Poteva avere una parvenza di attendibilità finalizzare il prelievo fiscale al pagamento dei debiti

verso la banca centrale, quando l’emissione monetaria era basata sulla riserva. Poiché prestare 

denaro è una prerogativa del proprietario, la banca poteva dire: “la moneta è mia perché la riserva 

è mia, quindi posso emettere la moneta prestandola”. Con la fine degli accordi di Bretton Woods, 

il 15 agosto 1971 si è avuta la prova storica oltre a quella scientifica della inutilità della riserva, 

altrimenti il dollaro, da quella data, avrebbe dovuto perdere totalmente il suo valore perché privato 

della riserva. Dunque crea il valore della moneta la collettività che l’accetta e non la banca che la 

emette. 

All’atto dell’emissione, si creano convenzionalmente due diversi strumenti giuridici: il prestito e

l’oggetto del prestito: il debito e l’oggetto del debito. Quando il prelievo fiscale è effettuato per

pagare questo debito il contribuente paga per restituire alla banca il proprio denaro che invece

dovrebbe essere a lui stesso accreditato perché è lui stesso che, accettandolo, ne crea il valore.

Su queste premesse si spiegano le ridicole definizioni date dai monetaristi collegati al sistema

quali:  “la moneta è il nulla”   o “Il debito inesigibile”   con l’evidente scopo di occultare

l’oggetto della truffa con cui i popoli sono stati  trasformati da proprietari (quando la moneta era

d’oro) in debitori della propria moneta (con la moneta nominale).

Il primo a denunciare magistralmente questa gigantesca truffa è stato Carlo Marx: 

«Fin dalla nascita le grandi banche, agghindate di  denominazioni nazionali, non sono state che

società di speculatori che si affiancavano ai governi e, grazie ai privilegi ottenuti, erano in grado di

anticipare (cioè “prestare”,  n.d.r.) loro (il loro,  n.d.r. )  denaro. Quindi l’accumularsi del debito

pubblico (pagato con i prelievi fiscali, n.d.r.) non ha misura più infallibile del progressivo salire delle

azioni di queste banche, il cui sviluppo risale alla fondazione della Banca d’Inghilterra (1694).

«La Banca d’Inghilterra cominciò col prestare il suo denaro al governo all’otto per cento, contemporaneamente era autorizzato dal Parlamento a battere moneta con lo stesso capitale tornando a

prestarlo un’altra volta al pubblico in forma di banconota. Non ci volle molto tempo perché questa

moneta di credito fabbricata dalla Banca d’ Inghilterra stessa, diventasse la moneta con la quale la

banca stessa faceva prestiti allo Stato e pagava per conto dello Stato gli interessi del debito pubblico.

Non bastava però che la Banca desse con una mano per averne in restituzione di più con l’altra, ma,

proprio mentre riceveva, rimaneva creditrice perpetua verso la Nazione, fino all’ultimo centesimo che

aveva dato (prestando il dovuto, n.d.r.).»

Questo messaggio di Marx è stato totalmente ignorato da tutti i governi, anche dai c. d. marxisti. 

Non esiste infatti  “spreco” maggiore del tributo pagato non solo per un debito  non dovuto, ma addirittura per  un proprio credito spacciato per debito.  Ecco perché  tutti possono prestare denaro tranne chi lo

emette.  La carità bancaria è più forte di quella cristiana: la carità cristiana insegna a rimettere i 

debiti, la carità bancaria ha insegnato addirittura a pagare i debitori: le banche centrali che 

riscuotono come creditori il loro debito. 

Se il Presidente Berlusconi non terrà conto di questo nostro messaggio darà la prova che è sua 

intenzione eliminare lo spreco delle pagliuzze e non quello della trave. 

Tratto dal capitolo Contributi sulla Moneta del libro IL PAESE DELL’UTOPIA ed. Tabula Fati

(immagine tratta da http://estatesammartino.splinder.com/post/22727360/del-sapore-e-della-puzza-delle-emerite-minchiate-2 )

Fonte: http://www.facebook.com/notes/giacinto-auriti/ridurre-le-tasse-eliminando-gli-sprechi-/10150344732563103

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